domenica, maggio 06, 2007

la madonna del capitello

Questa storia è stata scritta da un mio amico, che gentilmente mi ha concesso di pubblicarla quì


Quando si era piccoli, il posto più bello era il letto dei miei Genitori, e la domenica mattina liberi degli impegni della scuola, io e mio fratello più grade si entrava nel letto dei miei, mia madre usciva a prepararci il caffelatte con latte di capra, e si faceva colazione con il pane di tre quattro giorni.

Noi entravamo per farci raccontare qualche favola o qualche storia su personaggi locali .

Nessuno dei due fiatava eravamo attenti che la storia fosse come ce la aveva raccontata la prima volta, se per caso mio padre sbagliava, (credo che anche oggi i bimbi si comportino cosi, la loro fantasia galoppa ancora nell'oceano dei sogni, con altre immagini nuove ma anche antiche, anche se siamo nella civiltà del virtuale,(più virtuale che la fantasia dei bimbi che c'è ??? ).

Credo sia venuto il momento di raccontare questa storiella.

Non so in che epoca siano accaduti questi fatti, presumibilmente o sul finire del secolo 1890 o ai primi del 1900, sono certo che mia nonna era gia nata e trascorreva le sue giornate felici sotto l'impero di Checco Beppe; dopo divenne Italiana; anche se non ha mai detto una parola di tedesco. Parte di questa storia è dedicata a lei, grande intrattenitrice di giovani fanciulli nelle stalle dove si svolgevano i filò della montagna, nelle giornate nevose dell'inverno .

Un bel giorno nel nostro piccolo paese si presentò un pittore viaggiatore, era parecchio che non mangiava bene, i pochi soldi che aveva guadagnato con i suoi quadri erano finiti da un pezzo.

Giunto in paese andò a cercare la persona che presumeva più rgiata o almeno che mangiasse bene; così busso alla porta della canonica, gli aprì il parroco Don Fulgenzio da Tiarno che gli chiese cosa desiderasse.

Il pittore gli raccontò la sua storia e la vita che stava facendo e, gli chiese se avesse qualche lavoretto di pittura, o qualche restauro da fare.

Il parroco si ricordava di avere un capitello in campagna che era stato rovinato, l' immagine della madonna si era staccata tutta dall'intonaco.

Propose al pittore di fargli un affresco con l'immagine della madonna. In cambio gli avrebbe dato vitto e alloggio finché non avesse terminato il lavoro; gli avrebbe lasciato anche il tempo per dipingere quadri per suo conto, che poi avrebbe venduto.

Il pittore, essendo parecchio affamato, accettò l'incarico ben volentieri.

Si strinsero la mano per confermare il e Don Fulgenzio chiamò la perpetua e le raccomandò di trattare bene il pittore, le disse: "un giorno cucina pollo arrosto, uno coniglio al forno con patatine, un giorno pasta e fagioli con cotiche. vedrai che ci farà una madonna bella che tutta la valle ci invidierà".

Passò la prima settimana, anche la seconda; un mese, due mesi; ma il lavoro non procedeva bene; alle domanda del parroco il pittore diceva che stava ancora cercando l'ispirazione.

Il parroco diede al pittore ancora un mese di tempo per terminare il lavoro. nel frattempo il pollaio e la stalla degli animali si erano ridotte drasticamente, il parroco era dovuto andare a chiede in prestito dai contadini alcuni conigli e polli.

Passato il mese, interpellato il pittore per vedere a che punto era giunto il lavoro aveva ricevuto questa risposta: “L' ispirazione c'è ma ci sono dei problemi con il muro. L'affresco è una pittura difficile da eseguire.

A quel punto Don Fulgenzio prese le sue contromisure per salvare gli ultimi conigli e polli che gli erano rimasti nel pollaio, chiamò la perpetua e le diede ordine che da quel giorno sostituisse il menù con: polenta e cipolle, brodino lungo, fagioli e molta insalata, la carne una volta alla settimana in razione ridotta.

Il Lunedì seguente il pittore disse a Don Fulgenzio: “Domani l'affresco con la madonna sarà finito e dopo mezzogiorno partirò per la città.”

Don Fulgenzio si stupì, se l'aspettava una reazione così, però non che terminasse il lavoro in una settimana. Riavutosi dalla sorpresa, gli disse che prima della sua partenza voleva vedere il lavoro finito.

La mattina seguente, di buon ora, si avviarono assieme Don Fulgenzio, il pittore e alla perpetua a vedere la Madonna dipinta.

Giunti al capitello il parroco entrò e rimase meravigliato dall’affresco, cosa vide?

La madonna di schiena, rivoltosi al pittore gli chiese se è venuto matto a fare quella pittura e gli disse che non erano quelli gli accordi presi.

Il pittore, allora, con aria serafica disse "Sa, Don Fulgenzio, io la Madonna l’avevo dipinta bene con il viso rivolto all'esterno, ma ultimamente era talmente stufa e ristufa di sentire l'odore di cipolla uscire dalla mia bocca che si è girata, e non c'è stato più verso farla rigirare ".

Mio padre a questo punto diceva "Questa è una storia vera, credetemi è vera perchè chi ve la racconta è ancora vivo; pensate voi che uno vivo vi racconti delle bugie?"

citan citando

pace

pace